Stephanie Taillandier legge l’incipit di Euthalia, opera teatrale di Luisa Stella, in occasione della presentazione dell’edizione bilingue italiano-francese presso l’Institut Français di Palermo.
SINOSSI
Una bolletta telefonica non pagata, per un’improvvisa lacuna della mente. Banale dimenticanza che annuncia una drammatica svolta, l’ultima, nella vita della novantenne Euthalia: la memoria recente, la “memoria della sopravvivenza”, l’abbandona. Da questo momento, i suoi giorni precipiteranno verso la morte, nel caos – sempre più evidente e accelerato – del tempo presente. Sulla confusione dell’oggi si ergono, intatti, il ricordo di eventi fondanti del passato, strazi, rancori e la consuetudine alla riflessione. Euthalia, confinatasi ormai alla periferia della sua grande casa, esplora la vecchiezza, indaga nelle misteriose pieghe della storia e del rapporto con Dio, fissa la propria solitudine, resa via via più acuta dal silenzio indifferente del cellulare che ha comprato in sostituzione del vecchio apparecchio telefonico. Il cellulare, che, sulle prime, per il fatto di lasciarsi stringere al corpo, parrebbe portare una stracciata speranza di comunicazione, si rivelerà ennesima irritante lusinga. Non ci sono interlocutori. Nient’altro che “voci”, gli ultimi esseri che lambiscono la vita della protagonista, per quanto qualunque frase, qualunque indizio, possano innescare nuovi interrogativi e produrre nuove emorragie della memoria. Per Euthalia l’uomo è interrogazione, poco importa che dia per scontata la sconfitta del pensiero. Le sue considerazioni, meste, impertinenti o sarcastiche, sono senza infingimenti: nella deriva, quando non è più questione di sopravvivenza, le maschere perdono la loro funzione e si liquefanno.