06/05/2021

Occhi puntati su… Milano capofila delle Città del Libro


Le Biblioteche di condominio, intervista a Enrica Maria Borsari

Cari lettori,

Si sa, Milan l’è semper Milan e questa settimana abbiamo deciso di risalire lo stivale per raccontarvi la città dell’editoria, delle librerie e delle biblioteche, che nel 2015 ha sottoscritto il Patto per la Lettura, impegnandosi a renderla un’abitudine sociale diffusa, riconoscendo il diritto di leggere come fondamentale per tutti i cittadini, e diventando la prima città capofila della rete delle “Città del Libro”.

In questi anni Milano Città che Legge ha promosso moltissime iniziative, con un’attenzione particolare alla lettura ad alta voce “la via più diretta per trasmettere il piacere che si può trarre dai libri”, grazie al contributo di lettrici e lettori volontari che hanno portato la lettura nei circoli, nei musei, nelle RSA, all’aeroporto, all’anagrafe e finanche nei condomini. Ed è proprio di condomini che vogliamo parlare oggi, o meglio, delle Biblioteche di condominio, che rappresentano una delle tantissime, vivaci componenti del Patto per la lettura di Milano.

“È il 2013 quando apre in città la prima biblioteca di condominio e da subito riceve l’attenzione e il sostegno del Sistema bibliotecario di Milano che vede in questa esperienza l’espressione della passione dei cittadini per la lettura e un’importante opportunità di dialogo con la città. È così che il libro diventa occasione di relazione e conoscenza in luoghi periferici, apparentemente invisibili ma che sanno entrare in profondità nel tessuto sociale dei nostri quartieri”: così si apre la pagina del sito del Comune di Milano dedicata alle biblioteche di condominio.

Orgoglio e passione emergono con chiarezza nel presentare un progetto partito in sordina, che oggi registra ben 17 biblioteche, tutte con genesi e caratteristiche diverse: 5 biblioteche sono nate in condomini di proprietà privata, 6 in condomini di proprietà pubblica, 4 in condomini di proprietà pubblica all’interno di spazi gestiti da custodi sociali, 2 in condomini o edifici di proprietà pubblica come strumento di attuazione di progetti di inclusione sociale, con il concreto coinvolgimento di persone affette da fragilità. 

Dalla loro prima costituzione le biblioteche hanno gradualmente ampliato la loro attività, ideando eventi, collaborando con altri attori del tessuto culturale cittadino, promuovendo azioni di autofinanziamento, dialogando con la propria zona di riferimento… Ma per approfondire questo progetto abbiamo intervistato Enrica Maria Borsari, la bibliotecaria che si occupa delle biblioteche di condominio

1) Prima di tutto… raccontaci qualcosa di te.

Bibliotecaria, ho iniziato il mio percorso professionale negli anni ottanta, periodo pionieristico ed entusiasmante: bibliotecaria unica in una biblioteca alla quale dare forma e sviluppo. Successivamente il dialogo e l’amore per la comunità mi ha portato a rendermi disponibile ad un compito diverso ma sempre orientato al bene comune, bussola che mi ha sempre orientata nel mio percorso professionale. Per 10 anni ho avuto l’incarico di amministratore pubblico nella stessa cittadina impegnandomi di rappresentare al meglio la comunità con la quale ero stata in dialogo per tanti anni. Dal 2014 mi occupo per il Sistema bibliotecario milanese di sviluppare temi collegati alla biblioteca sociale, nell’ufficio innovazione e sviluppo.

2) Siamo curiosi di sapere com’è nata l’esperienza delle biblioteche di condominio a Milano. Si è trattato di una esperienza spontanea, dal basso, oppure è stato il Comune a sollecitarne l’avvio?

La prima biblioteca di condominio si affaccia alla città già dal 2012 (Biblioteca Solari) ma è l’interesse suscitato dalla stampa per l’inaugurazione della Biblioteca di via Rembrandt nel 2013 che ci permette di conoscere questa nuova esperienza. È stato infatti in quel momento che il direttore del Sistema Bibliotecario Stefano Parise mi ha invitata a esplorare e conoscere questa realtà ed è così che ho cominciato a camminare a fianco delle due piccole biblioteche portatrici di energie e sguardi nuovi. Nell’ottobre 2014 attraverso un convegno a Palazzo Reale promosso dall’Assessorato alla Cultura intitolato “La biblioteca fatta in casa” viene proposta alla città l’idea di aprire biblioteche di condominio e di vicinato.

3) Che risposta avete avuto?

La risposta è nei numeri: a partire dalle 2 iniziali, oggi contiamo 17 biblioteche condominiali diffuse nelle diverse zone della città.

L’originalità e il punto di forza è aver costruito, con pazienza e convincimento, una rete che si è via via ampliata e che riteniamo abbia la potenzialità di incrementarsi ancora di più. Il metodo partecipativo e inclusivo è stato determinante a sostenere questi luoghi di esperienze forti e al contempo fragili, destinate probabilmente a terminare se lasciate a se stesse. Ci siamo dunque impegnati in un compito di sostegno “non invasivo” ma estremamente attento all’ascolto per offrire soluzioni e strumenti quando richiesti.

4) Le esperienze di biblioteca di condominio oggi attive si sono allineate attorno ad un unico modello o ognuna di esse conserva qualche specificità?

Dopo un piccolo percorso di conoscenza e di coinvolgimento per la condivisione della “mission”, l’entrata nella rete avviene semplicemente attraverso la pubblicazione nel nostro sito. Il filo d’Arianna che caratterizza e collega queste biblioteche è la volontà spontanea, l’azione solidale che nasce dal basso e che concretizza il desiderio delle persone di ricostruire legami sociali e luoghi abitabili, con una ricchezza di esperienze e di declinazioni del piacere di leggere e dello scambio relazionale. Ogni biblioteca condominiale aderente è libera di organizzarsi autonomamente, con una forte sollecitazione da parte nostra (a cui hanno tutte aderito) ad aprirsi alla via, al quartiere.

5) Come nasce e si alimenta la raccolta documentaria di queste biblioteche? Come funziona il prestito?

Trattandosi di realtà spontanee senza particolari risorse (anzi prevalentemente in volontariato e gratuità) la raccolta è costruita attraverso le donazioni dei cittadini del quartiere, dagli scambi trasversali che avvengono tra le condominiali. I libri sono disponibili al prestito ed anche, spesso, a piccole forme di bookcrossing.

6) Qual è il ruolo che il Servizio Biblioteche del Comune di Milano ha inteso ritagliarsi in questo progetto?

Da subito ci siamo presi cura di queste realtà innanzitutto attraverso la costruzione e lo sviluppo della rete delle biblioteche condominiali, probabilmente un unicum nel suo genere. Con grande rispetto per la specificità di questi luoghi, che sono soprattutto spazi di relazione, di incontro, dove il libro rappresenta l’habitat nel quale molto è possibile. Prendersi cura ha significato portare il nostro contributo di professionalità e competenze, sguardi rassicuranti e dialoganti attraverso i quali riconoscersi e definire le proprie specificità.

7) Qual è a tuo giudizio l’elemento più significativo e prezioso di questa tipologia di esperienze?

La bibliodiversità. Ogni biblioteca condominiale ha una sua specificità e caratteristica, determinata dai luoghi, dai contesti e soprattutto dalle persone che se ne occupano. È una sorta di specchio: attraverso le forme che si creano, possiamo vedere come i nostri cittadini ci interpretano, quale biblioteca hanno in mente, come “la farebbero loro”. Ma al contempo la vicinanza che si è creata ci permette di “insegnare” a nostra volta la biblioteca, senza mai essere invasivi, ma mettendoci a disposizione “da colleghi”. In una città complessa quale Milano, le biblioteche di condominio rappresentano antenne e radici nei luoghi della città che faticheremmo a raggiungere, occasione preziosa di alleanze con il territorio. 

8) E l’elemento più critico?

Riuscire a comunicare bene e mantenere vivo lo spirito che muove queste esperienze. In particolare il tema della relazione e dell’incontro, che produce cultura, cambiamento, trasformazione. Quindi non fare delle biblioteche di condominio una copia ridotta delle biblioteche di pubblica lettura ma realtà diverse, modelli unici e originali, capaci di sostenere e sviluppare caratteristiche proprie in dialogo con la città.

9) Alla luce dell’esperienza milanese, quali sono i consigli più importanti che vorresti dare a chi desiderasse avviare una biblioteca di condominio?

Per avviare una piccola condominiale servono persone motivate al dialogo e alla relazione in uno spazio adeguato con una piccola raccolta libraria. Con la consapevolezza che promuovere la lettura comporta impegno e pazienza, in un’attività che non sarà misurata dal numero di prestiti, ma dalle buone relazioni che si costruiranno giorno dopo giorno. Perché, come dice il mio amico Roberto Chiappella della Biblioteca di via Rembrandt, “ogni persona è un libro”. 

10) Quale tipo di relazione può venirsi a creare tra la biblioteca di condominio e la biblioteca pubblica?

Una relazione fondata sul reciproco riconoscimento, con compiti e prospettive peculiari che possono integrarsi in diversi momenti. Sono convinta che la biblioteca pubblica ha molta strada da fare nella direzione di promuoversi, e non in maniera generica, ma nella molteplicità dei servizi e degli strumenti che può mettere a disposizione dei cittadini. La biblioteca condominiale può dare un grande contributo in questa direzione. Attraverso queste piccole realtà diffuse, la biblioteca pubblica può raggiungere nuovi pubblici, cittadini invisibili, ed essere sollecitata a occuparsi di temi magari trascurati o dimenticati.

11)   Ritieni che questo modello di biblioteca diffusa possa essere considerata una buona alternativa alla biblioteca pubblica, specialmente in tempi come questi?

Assolutamente no. Sono convinta che l’esistenza delle biblioteche di condominio sia il risultato della presenza e delle politiche delle biblioteche di pubblica lettura in questi ultimi 30 anni, sia il segnale di una mancanza, e perciò rappresenti una richiesta da parte della cittadinanza di servizi culturali e anche bibliotecari.

12) E poiché noi siamo quelli del #letturaday, vogliamo chiederti anche: le biblioteche di condominio si prestano a diventare spazi interessanti per la lettura ad alta voce?

Certamente! Le biblioteche di condominio significano casa, cortile… significano contatto, vicinanza… e la lettura ad alta voce è una proposta di cura, di apertura all’altro: un atto d’amore.

Eccoci alla fine della seconda tappa, ma, se siete curiosi di scoprire qualcosa in più sulle iniziative promosse dal patto per la lettura di Milano e sulle Biblioteche di condominio, abbiamo realizzato per voi una breve scheda di approfondimento che potete scaricare cliccando sul pulsante in basso.

Alla prossima e buone letture!



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